Cassandra

Christa Wolf

ed. e/o, Roma

"Frenetica e rapida la successione delle immagini nella mia testa stanca, le parole non riescono a tener loro dietro. Singolare somiglianza delle tracce, che ricordi più diversi incontrano nella memoria", pag. 56.

È un romanzo - o, se si vuole, un ampio racconto - in cui vengono recuperate le tracce della memoria, prima ch'essa svanisca per sempre insieme alla vita. Una narrazione incisiva, affilata, graffiante nel tono e nello stile impiegati dalla Wolf. I luoghi della memoria: Troia e i dintorni, e, in questi luoghi, il frenetico agire umano, tra passioni e dolore. Il nuovo universo di Cassandra s'apre a nuovi orizzonti con la prigionia cui è condotta da Agamennone, il duce della spedizione achea vincitrice, che ha avuto ragione sulla strenua resistenza della città di Troia.

Attraverso il libero sistema associativo, Cassandra rievoca, ricorda, riflette, ripensa. Proprio il flusso di pensiero è la forma stilistica con cui il romanzo è presentato. Con questo elemento tecnico - oltre che stilistico -, l'espressione diviene apparentemente caotica, con balzi repentini da un personaggio all'altro e da una situazione all'altra, ma questo "disordine" apparente è pure fedelmente legato alle fonti, alle eschilee tragedie greche, l'Agamennone dell'Orestea, da cui Christa Wolf ha tratto l'iniziale e occasionale ispirazione.

La Cassandra di Christa Wolf è un personaggio affascinante: complesso, denso, tragico, di grande umanità, coerenza e spessore. Personaggio tenace, che conferisce al romanzo un tono avvincente e forte.

La Cassandra è un romanzo bellissimo. Il prezioso linguaggio, arricchito da una complessa sintassi, è intenso, vibrante e capace di scandagliare in profondità animi umani e sensibilità. Quella compiuta da Cassandra è soprattutto una spregiudicata autoanalisi, con una profondità nel cogliere il vero - ora arido ed ora crudele -, che rende Cassandra una vera veggente di sé, del suo profondo, oltre che di quanto sia al di fuori di se stessa.

Cassandra è "rivisitata" da Christa Wolf in un breve volgere di tempo: dallo sbarco dalla nave di Agamennone fino alla morte dello stesso e di Cassandra: due morti previste, vaticinate, persino attese e invocate da Cassandra, che in ogni moto vede il compimento di maledizioni e perfidie: umane e divine.
La imminente e sicura fine dà a Cassandra un'ulteriore consapevolezza e lucidità. La morte vicina e implacabile rende Cassandra più capace alla veggenza: non solo vede ciò che il fato riserva per il futuro - la propria fine e la fine degli attuali vincitori, ai quali ha già annunciato le loro prossime sciagure che distruttivamente li riguarderà -, ma rivede quanto accaduto nel passato con più precisione e implacabile giudizio.

L'analisi è retrospettiva - il racconto si apre infatti quando la fine è ormai imminente -, e sotto la nuova luce della ri-veggenza, tutto il mondo - quello circostante di Micene e quello passato di Troia - viene diversamente illuminato, svelato, squarciato. Un velo fitto viene aperto e le memorie di Cassandra, passando per quello squarcio, rivelano lucidamente quanto accaduto nella propria esistenza: quanto era stato e quanto era accaduto trovano un significato nuovo e la consapevolezza di Cassandra diviene definitivamente rivelatrice.

Poco più che trentenne, Cassandra sta per cadere sotto le armi di Clitemnestra. Le due donne si incontrano, solo i loro occhi si incrociano in un solo sguardo: non una sola parola tra le due, ma quell'occhiata è stata sufficiente per capirsi, per intendersi, senza l'inutile aggiunta di una sola parola.
Le parole sono consunte, logore e inutili: non sono sufficienti a dire e a spiegare i sentimenti, gli odi, gli amori - specialmente quello così casto e perfetto di Cassandra con Enea -, ed allora il pensiero fluisce liberamente, senza vincoli precostituiti.

La figlia di Ecuba e Priamo, la sacerdotessa di Apollo, provvista del grande dono della veggenza, all'inizio del romanzo, è rappresentata sul carro del vincitore. Ci troviamo davanti alla Porta dei leoni, a Micene. Dopo la decennale guerra, la città di Troia è stata invasa, saccheggiata e bruciata. Il massacro è stato enorme: pochi gli scampati, alcuni al seguito di Enea - che parte per altri lidi - ed altri tratti schiavi dai vincitori, come è il caso di Cassandra, che fa parte del bottino di Agamennone. Cassandra è stata tratta schiava a Micene, ma, come ella ben sa, il suo fato non è questo, ma la morte. Non solo ha da condividere il fatale e cruento destino della sua famiglia e della sua città, ma la sua morte rappresenta anche il trionfo della nuova società maschile, militare e patriarcale.

Agamennone ha già varcato la soglia del proprio palazzo, s'ode un grido di terrore e di dolore: l'arma implacabile di Clitemnestra ha abbattuto il duce argivo, reduce vincitore di implacabili scontri.

Su Agamennone incombe una maledizione, che accomuna tutta la stirpe degli Atridi - e la tragedia Agamennone, dell'Orestea (il titolo della trilogia) di Eschilo, ben evidenzia la sorte dell'eroe appena ritornato a Micene. Il racconto della Wolf, invece di seguire questa tradizione eschilea, si sofferma su Cassandra - invece appena menzionata da Eschilo - e, trovato il personaggio focale, volge in retrospettiva: la fanciullezza di Cassandra e la sua esistenza nei dieci anni della Guerra di Troia: un'intera vita! - con sintesi, accelerazioni, e analisi. Ma anche affetti, odi, lotte per il potere e il dominio, mentalità, ansie, paure; personaggi positivi e negativi disvelati in modi diversissimi da come Omero li ha descritti: Achille e la violenta bestialità; la meschinità di Paride; il puntiglio e la debolezza di Priamo e infine Eumelo, un vero alter-ego di Achille in campo troiano.

Per altre importanti questioni, relativi ai complessi significati psicoanalitici e sociologici del romanzo, rinviamo all'ottima Postfazione di Anita Raja.

C. V.